Arte:
quattro lettere che racchiudono l’affascinante mondo dell’estro, del genio e dell’emozione, con l’obiettivo di comunicare e di travolgere!
Tra pittura e scultura, tra ceramica e fotografia passando per il design ed il fashion, l’arte ha la capacità di essere universale, intima e totalizzante.
Intrinseche proprietà del grande universo artistico, racchiuse in un nome: Massimo Onnis!
La sua arte esce dallo spazio e dal tempo, cattura i sensi e, come un espressionista contemporaneo, Onnis imprime emozioni e sensazioni coinvolgendo lo spettatore e trasportandolo nel suo percorso di vita. Opere che raccontano di un uomo che si affaccia all’arte e ne viene catturato.
Capolavori dove Massimo Onnis interagisce con la materia, la studia, la rispetta e la ricrea per raccontare l’attualità, con l’occhio critico di cittadino del mondo! I suoi lavori, spaziano su una tavolozza senza limiti, raccontando figure, sagome e sguardi di culture diverse.
Una vena artistica inesauribile, da sempre proiettata nel panorama mondiale, attraverso la profonda conoscenza delle avanguardie artistiche che ricrea per raggiungere il suo obiettivo: raccontarsi, raccontare e emozionare.
Crea, interpreta e reinterpreta le sue emozioni davanti a un paesaggio e a un mare agitato. Sono opere nell’opera, frutto di anni di riflessioni e sperimentazioni.
Uno stile unico, che supera l’avanguardia e diventa avanguardia essa stessa, che sfida stili e tecniche per diventare stile e tecnica.
E’ un’evoluzione infinita di un estro artistico che, come l’acqua, si libera e si proietta nel panorama mondiale con la sua strabiliante e inconfondibile personalità.
Una teoria diventata certezza.
Massimo Onnis
Dalla realtà all’innocenza
Quando, verso la metà dell’Ottocento, la grande pittura europea incontra la fotografia, a quei tempi ancora ai suoi albori, si libera definitivamente dal suo ruolo di testimone fedele della realtà, per divenire finalmente rappresentazione dell’Io, dell’Uomo, delle sue passioni.
Il bello di natura, la raffigurazione attenta e reale del vero, lascia il posto ad una indagine approfondita sulle emozioni e sulla coscienza della società, che la creatività dei nuovi artisti declina in forme libere e antiaccademiche, immediate, istintive, dirette.
La pittura e l’arte di Massimo Onnis, il suo studio per le forme, per gli effetti cromatici e tonali, documentano perfettamente questo passaggio dalla
convenzione alla genialità, mantenendo intatta la ricerca costante di equilibrio ed armonia tipica della migliore tradizione informale europea ed americana.
L’espressionismo che giunge alla sintesi di segni e pennellate, dinamiche e immediate nella stesura, quanto calibrate e scrupolose nella complessità compositiva, diventa cifra stilistica unica, fortemente connotata da una profonda cultura dell’astrazione.
La realtà si fa idea, suggestione, spunto di riflessione potente e improvviso e dalle opere di Onnis si scatenano ancestrali stati d’animo, un subconscio universale di osmosi tra uomo e natura, tra Essere e spirito.
Nel gioco della luce, del riflesso, si cela anche la simbologia di una verità cercata e lo svelamento dell’immagine viene filtrata attraverso intarsi e graffiature incisorie, fino a portare alla luce l’essenza.
La figura, spesso presente nei suoi lavori, diventa icona destrutturata, scomposta, scardinata dalla realtà, geneticamente scaturita da un magma ancestrale e inarrestabile, proprio come altre raffigurazioni dell’artista, nate dalla terra e dal mare della sua regione, la Sardegna, così antica e misteriosa.
L’arte di Massimo Onnis non è, quindi, solamente riflesso del mondo osservato con i suoi occhi e la sua sensibilità, ma specchio dei tempi contemporanei, alla perenne ricerca di identità e verità, a volte di speranza e illusione.
La pittura, così come la fotografia, per l’artista assumono valenza salvifica, rappresentano un’utopia possibile di ulteriori rinascite, strade nuove e inaspettate per far fluire il proprio spirito nel mondo e la bellezza, la divinità dell’Uomo ne escono rafforzate, inarrivabili, se non con il candore dell’innocenza.
Massimo Onnis, l’artista della macchina del tempo
In un giorno di pioggia con la macchina, vi è mai capitato di avere una sensazione che il paesaggio cambiasse tutto in un momento? Le opere di Massimo Onnis mi fanno immaginare di realizzare questa sensazione. Passeggiando nelle strade di sempre, il tempo passa, cambia il paesaggio e le persone. Fortissimi i segni che hanno lasciato i pennelli e le spatole sulle tele di Massimo, presentando la velocità del tempo. Il tempo che scorre può essere veloce o lento… dipende dalla mano dell’artista.
Vedo che il tempo scorre lentamente in un suo affresco di natura morta. L’uva è il simbolo immutabile del paese la quale racconta la storia dell’agricoltura vinicola. Il panorama, sfondo sfumato con dei colori annebbiati, raffigura un paese che non è cambiato nel tempo. Massimo quando vuole presentare la grande città, dipinge le luci con la tecnica dei puntini colorati e delle linee vivaci.
Le impronte dinamiche dei pennelli di Massimo assomigliano al movimento del tergicristallo…. veloce quanto il tempo che passa in mezzo alla gente nella città. Massimo con la sua capacità artistica riesce a manovrare facilmente il tempo sulla tela e riesce a proiettarci in un viaggio nel tempo.
Lo chiamerei l’artista della macchina del tempo.
Yoko Watanabe Art Director M.A.F. Gallery
Tavolozze Emergenti: Massimo Onnis
La prima cosa che viene in mente leggendo la biografia di questo originale artista sardo è l’ecletticità con cui esprime la sua creatività: è pittore, scultore, designer, fotografo, fashion designer, ceramista, performer, installatore, videomaker. Insomma, un vero e proprio poliedro artistico, quasi come se ciò che sente di dover raccontare non possa essere detto attraverso una sola forma o all’interno di un solo genere bensì adottarli tutti per dare un’eco maggiore alla sua voce. E la medesima indomabilità è chiaramente visibile anche nei dipinti laddove un genere solo non riesce a definirlo perché lui li mescola per crearne uno del tutto personale; adotta lo stile in base al soggetto che vuole ritrarre ma poi, sorprendentemente se ne trovano due nello stesso dipinto per poi rientrare, con quello immediatamente successivo, in un solo genere.
Astratto quando parla di concetti universali, come in Presente e Futuro, dove la spatola sfoca i contorni e rende indefinito ciò che è, appunto, presente perché nessuno può sapere come diverrà in futuro; o in Crime scene do not cross, in cui lo sfondo di una città indefinita incombe sui personaggi in primo piano intenti a esplorare e scoprire un mistero che forse è quello più umano della vita, in cui si è soli nonostante circondati da città e palazzi, soli con le proprie paure e i propri fantasmi; poi passa al concettuale più intuitivo, in cui il titolo diventa esplicativo di ciò che l’artista nasconde attraverso il pennello, di dipinti come Water, the origins of lifee come Il fuoco, fonte di luce e di calore, dove è chiara la ricerca di un significato più profondo di ciò che l’occhio vede. L’acqua non è solo acqua bensì origine di vita perché ricorda il grembo materno che avvolge e protegge la nuova vita, e il fuoco non visto con l’accezione negativa dell’elemento distruttivo bensì come benevolo elemento che riscalda e illumina. Infine, Onnis sorprende nei dipinti in cui la figura umana è protagonista, dipinti in cui scopre il suo lato figurativo pur restando astratto, riuscendo a creare un mix incredibile tra visto e immaginato, tra definito e indefinito, tra realtà e concetto che avvolge completamente l’osservatore: Donna del Senegal.
In punta di piedi sulla città, Occhi sul cielo, dipinti che sembrano parlare direttamente all’anima, graffiando con le immagini ma attirando lo sguardo oltre di esse, quasi come un regista che cattura l’attenzione con il primo piano ma poi sposta il fuoco sullo sfondo.
Nei suoi paesaggi Egli non rappresenta la perfetta realtà, bensì ama semplificare le forme, riportando sul supporto scenari da cui affiora la sua spiritualità. Sullo spazio pittorico si imprimono forme informe che agiscono sui vari piani prospettici, evocando la poeticità di una rara sensibilità d’animo pronta a trasmettere emozioni. Ecco, allora, giungere al nostro sguardo silenziose immagini scaturite dal suo mondo onirico, mediante impulsi di vibrazioni cromatici in cui percepiamo la capacità comunicativa di un “Artista” completo. Emozionalità che diviene preziosità celata nel quotidiano vivere, contemplata in Natura e impressa nel suo cuore per immortalarne le varie bellezze di vedute. Un narrare con sapienza pittorica e con forza umorale.
Nella sua ben articolata ricerca a volte assistiamo anche al rapporto Arte – Vita che conduce al continuo indagare sugli accadimenti che spesse volte coinvolgono l’uomo, cambiandone il corso dell’esistenza Ed è a questo proposito che Massimo Onnis giunge all’apice della sua espressione artistica con l’opera “Groundzero disperazione”; un capolavoro selezionato per l’esposizione della Prima Biennale di Palermo. Questa interpretazione pittorica si contraddistingue per il ruolo che hanno assunto i sentimenti del pittore a voler trasmettere, con il suo prestigioso pennello, le percezioni della sofferenza provata dinnanzi le immagini drammatiche di quel l’undici settembre il cui incubo è rimasto ancora oggi indelebile per tutta l’Umanità.
Paura, orrore e inconscia liberazione del momento cruciale, sono lo stato d’animo colto nell’atteggiamento delle vittime l’istante prima di precipitare nel vuoto e immortalato con una tale resa pittorica da suscitarne commozione ogni qualvolta che si ammira l’opera.
Essenzialità narrativa di un artista, “Maestro” del colore e grande interprete di struggenti afflati.
In tutte le epoche gli artisti si sono cimentati con l’identità e la contemporaneità
Chi è riuscito a mescolare con un linguaggio universale e comprensibile è ricordato e considerato nei libri di storia.
Quando conobbi Massimo, nel suo studio di Villacidro, fui colpito subito dalla formazione culturale e dalla capacità di affrontare qualsiasi argomento con una padronanza assoluta.
Sardo “Villacidrese” di nascita, Nuorese di Adozione ed insieme cittadino del mondo dalla testa ai piedi.Tutto questo lo ritrovi nelle sue opere e la Sardegna diventa una delle città invisibili di Italo Calvino. E’ un artista tondo perchè ha una visione a 360 gradi dell’arte. Pittore, Scultore, Designer, Fotografo, Fashion Designer, Ceramista, Installatore, Performer, Videomaker. Sono rari gli artisti tondi, spesso sono triangolari, misurandosi con una sola delle discipline dell’arte visuale.
Le sue opere stanno girando il mondo nel collezionismo internazionale e nelle grandi Capitali dell’arte contemporanea. E’ presente nelle più grandi manifestazioni Artistiche e nei più prestiosi Eventi Culturali nelle più grandi Città Dubai, New York, Miami, Los Angeles, San francisco, Chicago, Las Vegas, Denver, Londra, Parigi, Barcellona, Berlino, Sidney, Mosca, Kiev, Roma , Milano, Venezia, Madrid, Taiwan.
Le perle esistono anche senza i pescatori e lui avrebbe vinto la legge di gravità comunque.
A me è toccata la fortuna di ritrovarlo sul mare boscoso delle foreste di Villacidro.
Grazie ancora per dare lustro a Villacidro e alla Sardegna.
Un particolare ringraziamento da parte mia e di tutta la Fondazione Dessì per le Opere che ci ha donato.
“Vedere i dipinti, ma soprattutto vedere dipingere Massimo ONNIS, artista di Nuoro, mi ha dato un senso di gioia e di ammirazione. Quando l’ho visto stilisticamente animare un dipinto in così poco tempo ho capito che avevo davanti a me un vero artista con la “A” maiuscola. Un artista con trasparenza e purezza unica, nelle sue pennellate ho notato una semplicità d’esecuzione sbalorditiva, i valori cromatici sono notevolmente validi che si possono paragonare ad artisti con più provata esperienza. Raramente mi era capitato di assistere alla realizzazione di un dipinto così com’è successo recentemente al Concorso Nazionale di Marina di Ravenna, non tanto per il modo, ma per la qualità, per la forza impressa al colore con pennellate decise senza ripensamento contrasti violenti tra colori freddi e caldi, una vibrazione totale continua, dove il segno lasciato, perfettamente amalgamato, si fonde poeticamente su tutto il dipinto, emanando sensazioni di pregevole fattura, ricordando il periodo impressionista.
Ogni oggetto è ricondotto alla sua forma tipica e spogliato dei suoi elementi Aneddotici.
Nei paesaggi le colline si estendono in grandi masse, le case appaiono come calde dimore, i cieli divengono quieti orizzonti, davanti ai quali quieta si leva l’apparizione del paesaggio. Anche le figure, nella rigorosa semplificazione dei loro corpi, hanno qualcosa delle stirpe degli arcaici. Animali, maschere divengono semplici immagini del loro aspetto visibile, come gli animali degli antichi Egizi. Rimasi totalmente affascinato da questo giovane artista, che mi fu presentato personalmente dall’amico Vincenzo Zoccola Zembrano di Napoli, al Concorso Nazionale del Pennello d’oro, che parlai piacevolmente con lui per alcune ore…
Un giovane educato, intelligente, abile nel linguaggio come nel suo modo di dipingere, in lui c’è l’incarnazione di un popolo forte e laborioso come la gente della sua Sardegna che spesso e volentieri enfatizza con parole e percorsi pittorici.
Si capisce subito, dal suo modo di esprimersi e dalla sua pittura, che vi è l’aspirazione di tracciarsi una strada personale nella pittura italiana. Così come fecero gli impressionisti Francesi, fare dell’impressionismo qualcosa di solido e durevole, come l’arte dei Musei. Ecco perché io credo profondamente nella pittura di Massimo ONNIS.
Nell’abbracciarci amichevolmente ho espresso il desiderio di avere al più presto una sua opera.
Auguro a Massimo ONNIS i migliori successi nel firmamento pittorico italiano… sono sicuro che la strada è degnamente tracciata.”
Delicate le sue “Nature Morte”. Preziosissimi i suoi ricordi d’infanzia che rendono più suggestivi e poetici i suoi “scorci” paesaggistici. I miei più vivi rallegramenti per le sue opere e i più sinceri complimenti per i successi sino ad ora ottenuti. “
Raggiungere il grado zero, un punto di equilibrio significante per sé stesso, è quello che Massimo Onnis vuole raggiungere e trasmettere attraverso la sua pittura.
Ma questo principio di creazione e di distruzione è fonte inesauribile di indagine da parte del pittore che per la sua arte, fatta di tante sfaccettature, sceglie di realizzare tele caricate dei colori della Sardegna, una terra carica di tradizioni arcaiche e magiche.
Il colore si muove variegato sulla tela, in cui la figura risulta scomposta ma riconoscibile e dove le forme che abitano i suoi quadri sembrano immagini rupestri che vengono trattenute sulla superficie.
Il formato scelto dall’artista non è solo quello classico, ma tra quelli prediletti sceglie il tondo che nella sua forma perfetta è pronta ad accogliere, di volta in volta, i diversi gradi della sua pittura che può trovare il suo posto ideale in vari luoghi della quotidianità. La strada, i villaggi rurali e familiari della sua terra, rappresentando ugualmente anche i sentimenti e le speranze.
Le figure nella pittura di Massimo Onnis, non sono definite e riconoscibili, sono sagome nere che si intrecciano e diventano simboli delle molteplici sensazioni che l’artista esprime nelle sue tele modulate. Nei dipinti dedicati ai nudi di donna, le figure messe in pose plastiche esprimono forza ed impertinenza, cosicchè il nostro sguardo si posa su di loro, fulcro del quadro. Queste donne, così carnali, vengono contrapposte a sfondi dai colori variegati.
La terra natale del pittore, come abbiamo già visto, ricorre spesso nella sua opera, interpretata non solo attraverso l’uso di una pennellata larga e materica, ma più spesso attraverso una spatolata ricca di colore caldo. Così la Sardegna ritorna nei motivi tradizionali della cultura dell’isola, prendendo delle connotazioni ancora più locali quando compaiono le maschere del carnevale di Ottana, nel nuorese, oppure i costumi tipici di Ollolai, piuttosto che il castello di Burgos, quindi immagini cariche di valenze simboliche in cui riecheggiano i miti e le credenze di un mondo che a tratti sembra lontano. Oppure figure appartenenti alla mitologia nuragica, che ci riportano delle origini di questa terra. Piccoli borghi che sembrano usciti dalle onde di un mare azzurro, fresco e limpido. Proprio il mare di una terra legata totalmente a questo elemento è declinato in varie figure e ricordi.
Oltre alle belle spiagge e le frastagliate coste, è anche presente l’entroterra dell’isola selvaggia e dei suoi verdi pascoli, dove ci sembra di percepire l’odore di mirto e di godere delle belle vedute visibili dal Monte Linas.
Ulteriore soggetto al quale Massimo Onnis dedica varie opere, sono le nature morte e i soggetti che seppur semplici, esprimono nell’amore profuso dal pittore una forza di sentimenti. Un grande amore per le cose semplici ma che rappresentano valori insostituibili. Quello che scorre continuamente davanti ai suoi occhi viene catturato e la tela diventa una ragnatela dove tali impressioni, sogni, ricordi e tutto quello che ama sono visibili per tutti. Amore che si manifesta nel messaggio amoroso che esprime per i suoi luoghi.
Una pittura stratificata come si evince dall’uso del pigmento e che si irradia in colori solari e caldi come un prisma che li scompone. Un segno che si affida al conosciuto e al quotidiano e che dona allo spettatore una ricca dote di tradizioni e sensazioni che ci fanno scoprire una terra antica e lontana.
La riscoperta degli antichi valori insiti nella pittura di Massimo Onnis mi riesce gradita, e non poco per la stesura di alcune note critiche sulle sue opere. La vena poetica che aleggia nelle atmosfere neo-romantiche, gli deriva da una sensibilità non comune nel suo accostarsi al mondo naturale, al paesaggio, alle tradizioni secolari ed anche agli usi e costumi della sua terra.Ricca di fascino primordiale con i suoi meravigliosi scenari, la Sardegna, con il suo mare e le coste, acquista vivacità e freschezza, grazie alla tavolozza alquanto mossa e variegata dell’Artista.
Sublimata da una capacità di sintesi eccezionale, la sua pittura sembra trascendere il dato reale per assurgere a simbolo della perfezione espressiva. L’azzurro del cielo, il tremolio delle onde, sembrano rapirti e trasportarti su pianeti di altre galassie, lontano dal brulichio edal frastuono assordante delle nostre metropoli e anche delle nostre periferie.
Ci si avvicina stupiti alle silenziose “aure” di antichi, incantevoli, “incantati” paesini, abbarbicati su per i monti selvaggi ancora incontaminati della Barbagia o delle vibranti “note” di antichi strumenti, dal Nostro riscoperti lungo l’interessante continuum della sua operazione artistico- culturale. Sempre più affascinato dal fantasmagorico mondo della Natura, Massimo ONNIS sembra ricercare, con certosina pazienza, il lento germogliare di un fiore o riprodurre su tela il sibilo del vento o farti rivivere il mito delle sirene con il loro melodioso canto. Non si possono ricercare da parte sua queste “nugae” – direbbe il poeta Catullo- se non si è convinti che la bellezza del Creato va gustata, ammirata e conservata in tutti i suoi aspetti, anche i meno appariscenti.
Il gusto del Bello, è bene sottolinearlo, nelle sue opere non è fine a sé stesso, ma implicitamente risulta quale per chi di tanto fulgore e splendore di luci e di colori continua ancora oggi a farne scempio.
Nella tenuità delle tonalità, nelle solarità in cui l’artista immerge i monti, le placide acque, le case o le” nature silenti” – come preferiva definirle il Maestro Giorgio De Chirico – vanno ricercati l’amore, l’afflato lirico che lo pervade nell’attimo della creazione. La sincerità e la spontaneità della sua ispirazione risultano quanto mai sublimate dai tocchi, leggeri e vellutati, dalle “luci ed ombre” che ammantano l’insieme della sua opera.
L’artista Massimo ONNIS, attraverso i “suoi” colori fa rinascere nei nostri cuori le favole antiche, i miti e le leggende del passato, legati alla terra natìa. E lungo il cammino delle “orme” avìte, egli si “finge” scopritore delle simboliche maschere di Ottana, che la società contemporanea sembra volutamente aver sepolto per sempre nel proprio “io”. Ma il Maestro Massimo ONNIS le immortala sulla tela, riproponendole in un contesto quanto mai sobrio e delicato, dai raffinati colori verde-giallo-oro, così come un tempo facevano la loro comparsa nelle feste legate al Carnevale.
È dunque, la sua un’operazione artistico- culturale di rilevante importanza per avere riportato alla luce dei nostri giorni i mille “fantasmi” del passato, che hanno “popolato” la fantasia e l’estro di aedi e cantori della tradizione popolare della sua Sardegna.
Non mi stupiscono gli eccellenti risultati ottenuti dal Maestro perché la sua partecipazione emotiva è vivissima, sincera e la qualità della sua pittura è davvero notevole. Egli tramanda alla storia pagine del suo diario segreto, attimi del suo “sentire”, del suo “credo artistico”, ma sempre più vicino allo spirito della sua gente, forte volitiva, laboriosa, coraggiosa e sempre attenta a difendersi dalle insidie dell’uomo, assetato di potere e di denaro, che potrebbe ancor più arrecare danni irreparabili ai “suoi” cari monti, per quanto aspri ed impervi: le sono pur sempre molto cari.
Secondo il mio giudizio, l’Artista Massimo ONNIS è una delle voci più squisite e sensibili nel panorama delle arti figurative nazionale.